Chi è questo Filippo Donadoni?

A 18 anni volevo fare il musicista. A 20 l’attore. A 21 l’insegnante.

I miei maestri mi hanno sempre portato con sé dall’altra parte della cattedra, senza nemmeno che io lo chiedessi o lo pensassi. Corsi di chitarra, laboratori teatrali con bambini, adulti, disabili.

Non sono un gran musicista, né un grande attore, a me piace insegnare.

A 22 anni mi laureo in musicologia e nel frattempo comincio a programmare, per gioco.

Un sito per lo zio, uno per il cugino, uno per il papà di un’allieva.

Cacchio, mi piace anche questo. Internet è pieno di materiale, scopro la parola full-stack quando il mio interesse ci è già entrato con tutte le scarpe. E la gente lo considera un lavoro, non come l’artista.

A 24 anni comincio a pensare di voler fare lo sviluppatore.

Tento la carta australiana, a Sydney, dove trovo subito il mio primo lavoro da sviluppatore dipendente. Quattro mesi impagabili, poi la vita mi riporta a casa.

Entro a Immobiliare.it, ed è come tornare a scuola, per i compagni di classe e per la dimensione dell’apprendimento.

Poi Rolling Pandas, una start-up fantastica con l’unico difetto di vendere viaggi intercontinentali alle porte del 2020.

Ritrovo il vecchio team di Immobiliare a Tecnocasa, dove divento tech lead, ma imparo presto che la politica aziendale non fa per me e lì ce n’è troppa.

Lascio a malincuore i miei compagni e torno libero professionista, con tante tappe ma senza una meta, tanti incontri ma nessun sentiero chiaro.

A un certo punto mi ricordo di una cosa: a me piace insegnare. Agli altri piace quando insegno.

A me piace sviluppare. A me piace insegnare.

Eccola, la svolta.

Quanti dev ho visto passare, sommersi da tutorial asettici ma senza strumenti per affrontare il mondo reale? Quante aziende ho incontrato, non ancora pronte a investire sui loro team di sviluppo?

Ecco chi posso aiutare, ecco dove le mie due passioni si incontrano.

Questa storia ti risuona? Potrei esserti utile?